lettera aperta ai Dirigenti scolastici

Caro dirigente scolastico di una scuola statale italiana,
sono un’insegnante di scuola elementare ( primaria, si dice ora) e insegno nella scuola statale da 26 anni. Scrivo a lei dopo aver letto le ultime dichiarazioni del nostro premier sulla scuola pubblica “inculca ideologie e valori diversi da quelli della famiglia” e dopo aver capito quale sarà la situazione delle scuole primarie italiane nell’anno scolastico prossimo. I tagli promessi sono arrivati anche quest’anno:in ogni scuola italiana mancano tre o quattro insegnanti, necessari per assicurare ai bambini l’orario del tempo pieno o del tempo prolungato, come richiesto dalla quasi totalità delle famiglie. Gli insegnanti specialisti di inglese che assicuravano fin dalla prima classe una didattica specifica di lingua straniera, dopo anni di esperienze e formazione, sono stati cancellati di colpo. Al loro posto insegneranno inglese i maestri di classe; qualcuno conosce la lingua, altri, che non sapevano l’inglese, sono stati formati con un corso di circa 50 ore, di cui molte on line. In tutto nella scuola primaria avremo 9200 insegnanti in meno. Come chiudere 2 Alitalia. A ciò si aggiunge il taglio netto e doloroso del personale ATA, cioè impiegati e “ bidelli”. Sì,i bidelli, quelli che scandalizzano per il loro numero la nostra ministro, perché sono più dei carabinieri. Io penso che sia una fortuna avere più bidelli che carabinieri, perché significa che ci sono più studenti e scuole di delinquenti e caserme. Ma a viale Trastevere hanno una visione diversa del mondo.
Ma non voglio parlare di numeri. Vorrei sapere lei, caro dirigente di una scuola autonoma, che deve rispondere alle esigenze del territorio, formulare un piano dell’offerta formativa adeguato ai bisogni educativi e al futuro dei suoi studenti, organizzare un servizio di qualità, efficace ed efficiente, rispondere in prima persona del raggiungimento dei risultati, pagare se si commettono errori nell’amministrazione della scuola da lei diretta..lei caro dirigente come fa a sopportare tutto questo? Come fa ad ascoltare il primo ministro che la accusa di inculcare valori diversi da quelli delle famiglie e che sostiene a parole e con i fatti la scuola privata? Come fa la mattina ad entrare nel suo ufficio, affrontare la marea di problemi che ci sono in ogni scuola statale, dalla mancanza di fondi , ai crediti non pagati dallo Stato, dall’organizzazione degli orari, alla gestione di ragazzi e famiglie sempre più in difficoltà, sentendosi anche attaccato dall’alto, senza sostegno né morale né economico ? Come fa a sopportare i tagli che la scuola sta subendo da tre anni, solo il segno meno, giorno dopo giorno, meno ore, meno insegnanti, meno soldi? Come fa a gestire l’unico segno “ più” degli ultimi anni, più alunni, sempre di più, ma spesso sono più bambini con difficoltà, o provenienti da altri paesi:una ricchezza per le nostre scuole, ma hanno esigenze da gestire, bisogni educativi speciali, come fa, caro dirigente, a gestire questa complessità senza risorse? Come fa, caro dirigente, a guardare negli occhi la mamma del bambino con disabilità e dirle che l’insegnante di sostegno è stato tagliato, che il bambino avrà meno ore di aiuto individualizzato? Come fa,caro dirigente, a dire a genitori immigrati che lavorano tutto il giorno che le ore che gli insegnanti potevano prima dedicare al loro ragazzino per aiutarlo a imparare meglio l’italiano ( le famose “ ore di compresenza”) non ci sono più perché il Ministero ( non la scuola autonoma, non è colpa sua) impone di spalmare le ore di tutti gli insegnanti su tutte le classi per coprire tutti i buchi, come in un folle Tetris umano?
Come fa caro dirigente a sopportare tutto questo? Non le sembra ora di dire basta? Lo Stato richiede a lei, a tutti voi dirigenti delle scuole, di gestire la scuola come un’azienda: dovete fornire risultati e risponderne in prima persona. Mi viene in mente un paragone calcistico: immagini un allenatore di una squadra di calcio, mettiamo Montella della Roma. Il proprietario, ora americano, chiede di vincere il Campionato, o arrivare tra le prime squadre. E’ il merito che conta, dice. Poi però comincia a togliere i giocatori. Della panchina dice, puoi fare a meno. Perché la “ compresenza” di tutti questi calciatori? Per novanta minuti ti bastano undici giocatori, quelli che servono in campo. Se uno si fa male? chiederebbe l’allenatore. Non fa niente, giocheranno in dieci. Poi il proprietario decide che Totti solo in attacco, “ specialista” , è spreco di risorse. Può giocare anche come portiere e anche da difensore. In attacco ci vanno gli altri, magari il portiere dopo un corso di formazione alla playstation. Poi si comincia a risparmiare sulle maglie, sui massaggiatori ( si possono massaggiare tra di loro i calciatori, no?) . Il campo è pieno di buche, ma non si riparano. Le docce negli spogliatoi le aggiustano i calciatori. Poi il proprietario della squadra comincia anche a parlare male di Montella e dei giocatori. Giocano male, non fanno spettacolo. Quanto resisterebbe Montella a queste condizioni?

Lo so, il paragone è assurdo, perché con l’ingaggio di un solo calciatore per un campionato ci manderemmo avanti una scuola per un anno, mensa compresa. Ma soprattutto è assurdo perché se si vuole la qualità, bisogna investire, promuovere, aiutare le squadre di calcio, le aziende e le scuole. Altrimenti chi le dirige ha diritto a ribellarsi, a pretendere di più, a chiedere il meglio per il posto di cui ha la responsabilità.
Ecco caro dirigente, volevo dirle questo: ho l’impressione che adesso tocchi a voi. A voi dirigenti del sistema statale di istruzione pubblica tocca alzare la testa, gridare a gran voce che ora basta, che di tagli non ne possiamo più, che la scuola è l’istituzione fondamentale della Costituzione e non sopporta più le angherie di chi vuole cancellare la cultura e la democrazia viva e attiva. Caro dirigente , se lei domattina decidesse di salire sul tetto della sua scuola e dichiarasse di non scendere finché non verranno porte le scuse alla scuola statale e non verranno ripristinate le risorse necessarie alla sopravvivenza delle classi , beh dirigente, scommette che avrebbe sulla scala dietro di sé, immediatamente, noi insegnanti , i genitori e gli studenti? Vogliamo provarci tutti insieme? Se non ora, quando?
Con affetto
Una maestra di scuola elementare
PS A proposito di merito: nella scuola dove insegno sono aumentate le iscrizioni in prima. Vengono da noi bambini di altri quartieri, perché, dicono le famiglie, è una scuola di qualità. Un buon indicatore di merito, no? Come “ premialità” invece il MIUR ci ha tagliato tre posti di insegnante e uno di personale ATA.

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3 risposte a lettera aperta ai Dirigenti scolastici

  1. Giovane Sposa ha detto:

    Sarò madre…un giorno!è il sogno mio e di mio marito…che istruzione verrà data a mio figlio se continua così?
    Ma posso farle una domanda? secondo lei è vero che nei libri scolastici c’è una chiara intenzione filo-comunista e una cattiva propaganda alla nostra politica attuale?
    ho 24 anni…e di comunisti che abbiano più o meno la mia età non ne conosco neanche uno…anzi sono o di dx o addirittura di estrema dx…di politica italiana contemporanea tra elementari, medie e superiori non se n’è proprio parlato visto che nei programmi se si arriva a parlare della fine della Seconda Guerra Mondiale è tanto…
    Allora invece di sparare queste abberranti sciocchezze che si impegnino a istruire il FUTURO POPOLO ITALIANO!!!
    mi dica la sua…visto che lei vive nella quotidianità questi argomenti…
    la ringrazio in anticipo

    • nonrubatecilfuturo ha detto:

      Lei ha l’età di alcuni miei ex-alunni.. Nei libri di testo non c’è niente di più e niente di meno di quello che c’è nella testa degli insegnanti e degli studenti. E’ quello che fa paura al potere: cervelli che pensino con la propria testa. A scuola si cerca di costruire teste che sappiano lavorare per conto proprio. E’ per questo che la scuola e l’istruzione fa paura , perchè si f apolitica, quella vera: si insegna a decidere con la propria testa. Le auguro di continuare a ragionare con il suo cervello e che ai suoi futuri figli sia permesso fare lo stesso

  2. Giovane Sposa ha detto:

    Posso dirle la verità?noto nella mia generazione più voglia di apparire che di essere…siamo una generazione priva di concretezza e di voglia di fare…ogni tanto mi piacerebbe aver vissuto negli anni sessanta…dove si manifestava perchè si credeva in qualcosa…in un futuro migliore!oggi la mia generzione non riesce nemmeno a pensare al proprio di futuro…senza molti sbocchi lavorativi anche per chi studia all’università (c’è da dire che tra qualche anno sarà pieno di ingegneri), per chi vuole una famiglia non c’è lavoro sicuro, prezzi di case assurde (la casa è un bene primario), la vita costa uno sproposito…e scusi sento tanto il problema del lavoro delle donne…si parla non di ruoli alti ma anche il più semplice, appena dici che sei sposata ti vedono già in con il pancione…ragazzi giovani che non gli vengono pagati gli straordinari e trattati come pezze da piede e si devono sentire dire: “o così o ne ho mille pronti a prendere il tuo posto”…RAGAZZI RIBELLIAMOCI PORCA MISERIA!!!!!possiamo cambiare le cose…basta essere uniti…ma tanto sono parole al vento!d’altronde cosa ci si può aspettare dalla generazione cresciuta con il grande fratello, con le tette e i sederi spiattelati anche nei tg e con la mania delle marche(nonostante la crisi le boutique lavorano)?questa è la mia generazione…dopo per carità ci sono tante persone in gamba…fà più rumore un albero che cade che una foresta che cresce…

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