Simonetta Salacone sui test Invalsi

Perché nelle scuole molti docenti, alunni, genitori rifiutano i test INVALSI

Non è facile per chi non frequenta le scuole capire il motivo del rifiuto, che si fa sempre più massiccio , dell’operazione messa in piedi dal Servizio di Valutazione Nazionale dell’INVALSI, da parte di docenti, genitori, studenti.
La Scuola rifiuta di farsi valutare?
I docenti e le docenti sono soggetti autoreferenziali che non vogliono dar conto alla società dei risultati delle proprie attività professionali?
Non è così.
Vi è rifiuto della valutazione così come l’INVALSI la propone , perché non sono chiare e trasparenti le finalità, perché si contesta il metodo con cui l’INVALSI intende operare, a prescindere dai contesti a da una efficace interlocuzione con i docenti e con le scuole, perché si criticano nel merito e nei contenuti le prove a cui vengono sottoposti gli alunni.

Cosa e chi si intende valutare: gli alunni? i docenti? il sistema scuola?
Si valuta per premiare i docenti i cui alunni hanno risultati migliori e sanzionare gli altri? Per intervenire e sostenere le situazioni più fragili? Per mettere in concorrenza le scuole? Per sopprimere le scuole più in difficoltà e tagliare loro i finanziamenti? Per selezionare gli alunni che, lungo il percorso di studi, hanno i risultati migliori e favorirne i percorsi universitari? …
(Tutte queste ipotesi sono più che legittime, alla luce del dettato della legge 53/2003 e del decreto l.vo 286/2004 che hanno definito il profilo dell’INVALSI e se si leggono le direttive triennali 2008/10 e la Premessa, a firma Checchi, Ichino, Vittadini al Progetto intitolato “Un sistema di misurazione degli apprendimenti per la valutazione delle scuole: finalità e aspetti metodologici”)

Vi è rifiuto dei testi INVALSI da parte di molti docenti perché, come professionisti dell’educazione, non si è stati chiamati, a ricercare e a condividere gli strumenti e le modalità più adeguate per effettuare un’operazione così delicata e complessa e perché non è prevista alcuna possibile interlocuzione con l’Istituto, ma solo l’esecuzione di disposizioni.

Vi è rifiuto perché si riduce la valutazione ad una misurazione di strumentalità, eseguita tramite test (quiz), molto spesso confusi e addirittura scorretti, comunque avulsi dai programmi svolti in classe, dai contesti in cui le scuole operano e dalle diverse situazioni dei singoli alunni e delle singole scuole.

Vi è rifiuto, infine, perché l’operazione di valutazione censuaria (non è una ricerca su campione!) avviene proprio negli stessi anni in cui la scuola italiana è sottoposta ai tagli più feroci della sua storia, è impoverita di docenti e risorse finanziarie, è investita da cattive riforme che riducono gli orari, azzerano le sperimentazioni, aumentano gli alunni per classe, divaricano i percorsi degli studenti più deprivati e fragili da quelli degli studenti socialmente più favoriti, è attaccata quotidianamente dal Presidente del Consiglio e dai Ministri del suo Governo e accusata di condizionare ideologicamente gli alunni proprio per le sue caratteristiche di laicità del pensiero e pluralità dei saperi.

Il sistema dei test corrisponde perfettamente ad una scuola che si vuole addestrativa, riduttiva della complessità, soffocatrice delle divergenze e delle diversità di pensiero, più “produttiva”.
Ma produttiva di che?
Gli alunni non sono “il prodotto” della scuola ed è molto difficile misurare in modo “oggettivo”il valore aggiunto che la scuola e i singoli docenti apportano nel percorso educativo di ciascuno studente, tanto più quando si pretende di farlo elusivamente tramite test.
Con le prove INVALSI gli alunni sono messi di fronte a test a risposta chiusa (c’è una e una sola risposta da dare, anche quando il contenuto delle possibili risposte è un ventaglio opinabile e ampio).
E questo è proprio tipico di una società che punta al “pensiero unico” e a convincere, non a promuovere la riflessione e il confronto culturale.
Gli studenti sono chiamati a rispondere in tempi strettissimi
Non interessa conoscere le procedura seguita per ottenere la risposta. Si può anche non aver seguito alcuna procedura e aver risposto a caso ( “ragiona in fretta, rischia pure di rispondere senza certezza: avrai sempre avuto un 25% di probabilità di dare risposta esatta! “ ).
Le prove sono strettamente individuali (non si copia! non si collabora! non si chiede aiuto all’insegnante, neanche nel caso degli alunni più piccoli!)
Se sei disabile, fuori della classe, tu e il tuo insegnante di sostegno: potresti disturbare i compagni!

Le Scuole e i docenti sanno, invece, quanto sia delicata l’operazione di valutazione che quotidianamente essi svolgono nei confronti dei propri alunni .
Sanno che essa si riferisce ai risultati complessivi delle azioni educative messe in atto e utilizza strumenti diversi a seconda degli oggetti che intende valutare (comportamenti, azioni, conoscenze, abilità, competenze..)
Sanno che accanto ai momenti di esercitazioni individuali vi devono essere quelli delle prove collettive, delle interrogazioni, delle esercitazioni nei laboratori.
Sanno che devono fornire agli alunni elementi per autovalutarsi e per essere valutati all’interno del gruppo classe o del gruppo di lavoro.
Sanno che accanto alla valutazione di tipo sommativo (trimestrale, quadrimestrale, di fine anno scolastico, di fine ciclo, di fine progetto…) vi è quella formativa, quotidiana, periodica, in itinere, che serve a dare il senso della direzione intrapresa, dei risultati conseguiti e resi certi dalle verifiche e di quelli non ancora pienamente raggiunti, a tenere sotto controllo i processi, a riprogrammare e mettere a punto i percorsi didattici.

I docenti migliori sanno che valutare periodicamente è un’ attività che si fa in team e che si collega alla ricerca di strategie e metodologie efficaci, soprattutto quando non si riescono ad ottenere risultati positivi.
Sanno anche che vi sono obiettivi che non si possono misurare, ma solo raccontare, descrivere e documentare e che, per alcuni alunni, sono più fondamentali di quelli strettamente legati alle strumentalità o alle conoscenze, perché riguardano gli aspetti della relazione, dell’empatia, della competenza collaborativa, della creatività, della capacità di risolvere problemi concreti…
(Un esempio raccontatomi proprio ieri: in un Istituto tecnico di Roma quest’anno frequenta regolarmente un alunno che negli anni precedenti era un evasore dell’obbligo, conosciuto da tutti come un piccolo spacciatore di droga . I docenti riconoscono come un enorme risultato raggiunto e un loro piccolo miracolo realizzato quello di vederlo presente e sereno ogni giorno in classe, anche se scolasticamente combina poco: come raccontare e rendicontare all’esterno questo obiettivo fondamentale raggiunto da quella scuola a cui, forse, in futuro si aggiungeranno anche risultati scolastici ? Sarebbe utile per questo ragazzo marcare, in questo momento, l’insufficienza delle prestazioni scolastiche attraverso prove non su misura per lui?)

Valutare comporta sempre, un confronto: delle prestazioni offerte dagli alunni in momenti diversi del loro percorso di apprendimento; dei risultati di alcuni con quelli dell’universo-classe o di un gruppo di pari; di obiettivi raggiunti rispetto a standard e risultati attesi (definiti chiaramente dai docenti su misura delle possibilità e dei punti di partenza di ciascuno).
I test INVALSI a quali Programmi o Indicazioni sono riferiti? A quelli pubblicati nei regolamenti del ministro Moratti? a quelli del ministro Fioroni? a quelli del ministro Gelmini? A quelli mai abrogati del 1979 per la scuola Media e del 1985 per la scuola primaria? Alle competenze indicate come obiettivo finale per la scuola dell’obbligo dall’UE?
E in che rapporto stanno i test con gli obiettivi fissati dai docenti per la classe e per i singoli alunni all’inizio dell’anno scolastico o del ciclo scolastico?

Da più parti, pareri delle OOSS, sentenze di giudici amministrativi, pronunciamento dell’Avvocatura di Stato, pareri di Associazioni professionali… si afferma che la ricerca affidata all’INVALSI, da realizzare con mezzi garantiti all’Istituto dal MIUR, non può comportare alcun obbligo aggiuntivo per i/le docenti, tenuti alla valutazione dei loro alunni secondo gli strumenti e le modalità dettate, come previsto dall’autonomia, da ogni Collegio.

Diverse, a questo proposito, sono le posizioni sulle quali i Collegi, in questi giorni, si confrontano: alcuni deliberano il libero uso, anche parziale delle prove, da parte dei Consigli di classe e di interclasse, ma solo a fini di un confronto interno; altri oppongono un rifiuto totale alla somministrazione dei test ai propri alunni e alla correzione successiva, anche in riferimento al contratto di lavoro, che non prevede obblighi di tale natura, meno che mai imposto da un Istituto esterno all’assetto del MIUR; altri ancora accettano di somministrare i test, ma chiedono ai dirigenti scolastici di non inoltrare i risultati all’INVALSI…
Molti Collegi, divisi al proprio interno fra posizioni diverse, vanificano, di fatto, la prova, diversificandone l’utilizzo e la metodologia di somministrazione.

Diverse sono anche le posizioni dei dirigenti scolastici: si va dalla richiesta di collaborazione alla emanazione di ordini di servizio (che si configurano, invero, come abusi, alla luce anche dell’attuale normativa e della stessa circolare del 20 aprile 2011 del MIUR) , all’adeguamento alle delibere dei Collegi, quando questi chiedono che non si dia inoltro all’INVALSI dei risultati, al rifiuto di attenersi alle delibere che esprimano tale posizione, considerate illegittime.

Diverso è anche il livello di mobilitazione delle famiglie e degli studenti: si va dalle assenze programmate nei giorni delle prove, alle diffide dei genitori verso docenti e dirigenti che intendano sottoporre i propri figli ai test, alle denunce alla scuola per le informazioni richieste tramite gli studenti sulle singole situazioni familiari, alla proibizione, trasmessa per iscritto al dirigente scolastico, di fornire all’INVALSI i risultati dei test che, tramite il codice identificativo, non garantiscono la privacy.

Un risultato, comunque, tutta questa operazione INVALSI l’ha ottenuto: riaprire il dibattito sulla valutazione e sugli strumenti e le modalità che le scuole adottano per verificare il raggiungimento delle strumentalità di base e delle competenze che devono essere garantite agli studenti, qualunque sia la situazione di partenza.

E’ importante che nelle scuole si riprenda a discutere nel merito di tali problemi, affinché il rifiuto dell’operazione INVALSI non appaia ideologico o difensivo di interessi di categoria.
E’ fondamentale che tutto il Paese si interroghi sugli obiettivi che la scuola statale deve perseguire in tempi di complessità culturale e sulle risorse e i supporti che le scuole devono ricevere, dove i contesti socio – economici sono tali da rendere molto difficile il raggiungimento di risultati scolastici positivi .

Per rilanciare i temi della valutazione del sistema educativo italiano è necessario garantire ai docenti più tempi per la ricerca e la messa a punto degli strumenti didattici, più aggiornamento disciplinare, metodologico, psicologico, più spazi per la collegialità e la riflessione adulta, meno alunni per classe, più autonomia professionale, più considerazione sociale, più risorse e sussidi tecnologici, meno precarietà lavorativa, più attenzione alle problematicità che, in una società complessa, pone la relazione con bambini, adolescenti, famiglie….

Allora, chi governa la Scuola dovrà capire che si valuta non per premiare e punire, ma per intervenire nelle criticità e per diffondere strategie e pratiche didattiche efficaci e i soggetti incaricati della valutazione di sistema dovranno prima di tutto avere scambi costanti e paritari con chi opera sul campo, per poter individuare cosa valutare e come e per poter migliorare insieme il sistema scolastico nel suo complesso.

Simonetta Salacone

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lettera aperta ai Dirigenti scolastici

Caro dirigente scolastico di una scuola statale italiana,
sono un’insegnante di scuola elementare ( primaria, si dice ora) e insegno nella scuola statale da 26 anni. Scrivo a lei dopo aver letto le ultime dichiarazioni del nostro premier sulla scuola pubblica “inculca ideologie e valori diversi da quelli della famiglia” e dopo aver capito quale sarà la situazione delle scuole primarie italiane nell’anno scolastico prossimo. I tagli promessi sono arrivati anche quest’anno:in ogni scuola italiana mancano tre o quattro insegnanti, necessari per assicurare ai bambini l’orario del tempo pieno o del tempo prolungato, come richiesto dalla quasi totalità delle famiglie. Gli insegnanti specialisti di inglese che assicuravano fin dalla prima classe una didattica specifica di lingua straniera, dopo anni di esperienze e formazione, sono stati cancellati di colpo. Al loro posto insegneranno inglese i maestri di classe; qualcuno conosce la lingua, altri, che non sapevano l’inglese, sono stati formati con un corso di circa 50 ore, di cui molte on line. In tutto nella scuola primaria avremo 9200 insegnanti in meno. Come chiudere 2 Alitalia. A ciò si aggiunge il taglio netto e doloroso del personale ATA, cioè impiegati e “ bidelli”. Sì,i bidelli, quelli che scandalizzano per il loro numero la nostra ministro, perché sono più dei carabinieri. Io penso che sia una fortuna avere più bidelli che carabinieri, perché significa che ci sono più studenti e scuole di delinquenti e caserme. Ma a viale Trastevere hanno una visione diversa del mondo.
Ma non voglio parlare di numeri. Vorrei sapere lei, caro dirigente di una scuola autonoma, che deve rispondere alle esigenze del territorio, formulare un piano dell’offerta formativa adeguato ai bisogni educativi e al futuro dei suoi studenti, organizzare un servizio di qualità, efficace ed efficiente, rispondere in prima persona del raggiungimento dei risultati, pagare se si commettono errori nell’amministrazione della scuola da lei diretta..lei caro dirigente come fa a sopportare tutto questo? Come fa ad ascoltare il primo ministro che la accusa di inculcare valori diversi da quelli delle famiglie e che sostiene a parole e con i fatti la scuola privata? Come fa la mattina ad entrare nel suo ufficio, affrontare la marea di problemi che ci sono in ogni scuola statale, dalla mancanza di fondi , ai crediti non pagati dallo Stato, dall’organizzazione degli orari, alla gestione di ragazzi e famiglie sempre più in difficoltà, sentendosi anche attaccato dall’alto, senza sostegno né morale né economico ? Come fa a sopportare i tagli che la scuola sta subendo da tre anni, solo il segno meno, giorno dopo giorno, meno ore, meno insegnanti, meno soldi? Come fa a gestire l’unico segno “ più” degli ultimi anni, più alunni, sempre di più, ma spesso sono più bambini con difficoltà, o provenienti da altri paesi:una ricchezza per le nostre scuole, ma hanno esigenze da gestire, bisogni educativi speciali, come fa, caro dirigente, a gestire questa complessità senza risorse? Come fa, caro dirigente, a guardare negli occhi la mamma del bambino con disabilità e dirle che l’insegnante di sostegno è stato tagliato, che il bambino avrà meno ore di aiuto individualizzato? Come fa,caro dirigente, a dire a genitori immigrati che lavorano tutto il giorno che le ore che gli insegnanti potevano prima dedicare al loro ragazzino per aiutarlo a imparare meglio l’italiano ( le famose “ ore di compresenza”) non ci sono più perché il Ministero ( non la scuola autonoma, non è colpa sua) impone di spalmare le ore di tutti gli insegnanti su tutte le classi per coprire tutti i buchi, come in un folle Tetris umano?
Come fa caro dirigente a sopportare tutto questo? Non le sembra ora di dire basta? Lo Stato richiede a lei, a tutti voi dirigenti delle scuole, di gestire la scuola come un’azienda: dovete fornire risultati e risponderne in prima persona. Mi viene in mente un paragone calcistico: immagini un allenatore di una squadra di calcio, mettiamo Montella della Roma. Il proprietario, ora americano, chiede di vincere il Campionato, o arrivare tra le prime squadre. E’ il merito che conta, dice. Poi però comincia a togliere i giocatori. Della panchina dice, puoi fare a meno. Perché la “ compresenza” di tutti questi calciatori? Per novanta minuti ti bastano undici giocatori, quelli che servono in campo. Se uno si fa male? chiederebbe l’allenatore. Non fa niente, giocheranno in dieci. Poi il proprietario decide che Totti solo in attacco, “ specialista” , è spreco di risorse. Può giocare anche come portiere e anche da difensore. In attacco ci vanno gli altri, magari il portiere dopo un corso di formazione alla playstation. Poi si comincia a risparmiare sulle maglie, sui massaggiatori ( si possono massaggiare tra di loro i calciatori, no?) . Il campo è pieno di buche, ma non si riparano. Le docce negli spogliatoi le aggiustano i calciatori. Poi il proprietario della squadra comincia anche a parlare male di Montella e dei giocatori. Giocano male, non fanno spettacolo. Quanto resisterebbe Montella a queste condizioni?

Lo so, il paragone è assurdo, perché con l’ingaggio di un solo calciatore per un campionato ci manderemmo avanti una scuola per un anno, mensa compresa. Ma soprattutto è assurdo perché se si vuole la qualità, bisogna investire, promuovere, aiutare le squadre di calcio, le aziende e le scuole. Altrimenti chi le dirige ha diritto a ribellarsi, a pretendere di più, a chiedere il meglio per il posto di cui ha la responsabilità.
Ecco caro dirigente, volevo dirle questo: ho l’impressione che adesso tocchi a voi. A voi dirigenti del sistema statale di istruzione pubblica tocca alzare la testa, gridare a gran voce che ora basta, che di tagli non ne possiamo più, che la scuola è l’istituzione fondamentale della Costituzione e non sopporta più le angherie di chi vuole cancellare la cultura e la democrazia viva e attiva. Caro dirigente , se lei domattina decidesse di salire sul tetto della sua scuola e dichiarasse di non scendere finché non verranno porte le scuse alla scuola statale e non verranno ripristinate le risorse necessarie alla sopravvivenza delle classi , beh dirigente, scommette che avrebbe sulla scala dietro di sé, immediatamente, noi insegnanti , i genitori e gli studenti? Vogliamo provarci tutti insieme? Se non ora, quando?
Con affetto
Una maestra di scuola elementare
PS A proposito di merito: nella scuola dove insegno sono aumentate le iscrizioni in prima. Vengono da noi bambini di altri quartieri, perché, dicono le famiglie, è una scuola di qualità. Un buon indicatore di merito, no? Come “ premialità” invece il MIUR ci ha tagliato tre posti di insegnante e uno di personale ATA.

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dal Rapporto Censis

“La scuola si regge sui soldi delle famiglie
E il ministero? Manda lavagne multimediali”

Oltre la metà dei genitori versa un ‘contributo volontario’ ancora maggiore dell’anno scorso che va in media dai 16,4 euro della scuola d’infanzia agli 80 euro delle scuole medie superiori, ma si può arrivare fino ai 260 euro

Da Repubblica

http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/02/news/scuole_l_84_9_ha_le_lavagne_multimediali_ma_il_13_6_dei_genitori_tingeggia_le_aule-9784428/

 

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PUO’ SEMBRARE UNO SCHERZO, MA PURTROPPO NON LO E’!

 

Recenti articoli sui giornali riportano quanto previsto nel nuovo contratto dei dirigenti scolastici, in applicazione del decreto Brunetta. Chi osi criticare il Ministro, tranne che si tratti di libera espressione del pensiero, verrà sanzionato con sospensione dello stipendio da 10 giorni a 6 mesi! Sanzioni anche per chi si aggiri a scuola senza il cartellino con il proprio nome, per chi non abbia apposto la targa con il nome fuori del proprio ufficio, per quei dirigenti che abbiano alterchi con i genitori o colludano con il personale docente ed ATA in caso di assenze ingiustificate … e via dicendo.

Primo: ma si rendono conto Gelmini e Brunetta che stanno parlando di Scuole, di luoghi in cui la relazione umana è fondamentale e non è certo definita burocraticamente dall’incontro fra estranei e dipendenti con il cartellino? (sarebbe come imporre il cartellino ai padri e alle madri, visto che insegnanti e dirigenti scolastici assumono  direttamente dai genitori la patria potestà, nel momento in cui vengono loro affidati i minori!)

            Secondo: ma i suddetti ministri sanno che la Scuola è luogo non di automatica trasmissione delle conoscenze, ma di continua  ricerca didattica,  affinché l’incontro fra i saperi disciplinari e i minori promuova educazione e alfabetizzazione culturale? (e che, quindi, i docenti e i dirigenti non svolgono funzioni impiegatizie ed esecutive, ma un’altissima funzione di ricerca educativa,  che mette al centro la  ricchezza e la significatività delle  relazioni e che è affidata loro dalla Repubblica).

            Terzo: ma se non ci si fida degli educatori,  come si pretende di assegnare loro una funzione tanto delicata   quale è quella di far crescere  i nostri bambini e adolescenti e di renderli capaci di essere cittadini attivi, interessati, critici? (e come si formano le coscienze libere, se al personale si impongono limiti di  espressione del pensiero e  di  critica?)

             Ma questa  è, purtroppo, la cifra di  questi tristi tempi, in cui   si esercita   il governo del Paese mostrando ai cittadini  “sudditi” la faccia prepotente del potere, tentando di imporre il pensiero unico attraverso i “media” e attraverso disposizioni e decretazione severe  (mentre chi governa abusa spesso  della propria funzione, malversa,  utilizza per proprio tornaconto i beni di tutti, si arricchisce alle spalle del Paese, promuove cattive riforme e impoverisce le istituzioni e i servizi destinati a tutti i cittadini, indebolendo così anche le ragioni della coesione sociale e dell’unità del Paese).

            Come dirigente scolastico in pensione propongo ai  tanti colleghi, che  come me sono a riposo,  di  rendersi  disponibili ad esprimere, per conto dei colleghi in servizio, eventuali  pareri  critici sui ministri Gelmini, Tremonti, Brunetta , sulle loro “riforme” e sulle loro disposizioni, sulla rovinosa  gestione  della Scuola   e dell’Università che gli stessi stanno conducendo.

            Scriveteci,  colleghi  dirigenti   e servitevi di noi!

            Vi garantiamo che ci faremo portavoci fedeli  dei vostri pareri e dei vostri giudizi, che resteranno, ovviamente, anonimi.

            Per ora metto a disposizione la mia e-mail, ma spero che tanti, come me in pensione, vorranno aderire .

            In attesa di tempi migliori.

                        Simonetta Salacone  già dirigente scolastica della scuola “Iqbal Masih” di Roma

                        simonettasalacone@libero.it

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LA PROTESTA NON VA IN VACANZA

PRETENDIAMO IL RISPETTO DEGLI IMPEGNI E DELLE PROMESSE:

 

·        IL RIPRISTINO IMMEDIATO DELLE 68 CLASSI ATEMPO PIENO “TAGLIATE” A ROMA E PROVINCIA

 

 

ESIGIAMO RISPOSTE CONCRETE IN MERITO:

 

·        ALLE ULTERIORI 212 CLASSI A TEMPO PIENO RICHIESTE DAI GENITORI E NON CONCESSE;

 

·        AGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO NECESSARI PER GLI ALUNNI/E DIVERSAMENTE ABILI;

 

·        AI CREDITI VANTATI DALLE SCUOLE (residui attivi);

 

·        AI FINANZIAMENTI PER LE SUPPLENZE BREVI, PER IL FUNZIONAMENTO AMMINISTRATIVO E DIDATTICO, PER LE PULIZIE;

 

·        ALLA SICUREZZA DEGLI EDIFICI SCOLASTICI;

 

·        ALLE PROBLEMATICHE RELATIVE AL PERSONALE A.T.A. (amministrativi, tecnici, ausiliari);

 

·        ALLE ASSUNZIONI IN RUOLO SU TUTTI I POSTI VACANTI E DISPONIBILI;

 

·        ALLE PROBLEMATICHE RELATIVE ALLE SCUOLE SECONDARIE

 

 

Continuiamo a difendere la scuola pubblica statale di qualità

 

GIOVEDI’ 10 GIUGNO alle ore 17,00 ASSEMBLEA CITTADINA

 

PRESSO

IL TEATRO DEL 49° CIRCOLO DIDATTICO “PRINCIPE DI PIEMONTE” via Leonardo da Vinci 94 o via Ostiense 263/C

(Fermata metro – B – S. Paolo)

 

COORDINAMENTO PERMANENTE DELLE SCUOLE DI ROMA

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Avevamo capito male?

Insomma, il tempo pieno c’è o no?
Andiamo a chiederlo
LUNEDI ALLE 17 A VIALE TRASTEVERE
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5 giugno a Largo Agosta

 

  La scuola pubblica è allo sfascio: non ci sono i soldi per le supplenze, i corsi di recupero, i progetti di formazione, il sostegno,il tempo pieno, la gestione amministrativa,  le pulizie, la manutenzione e la sicurezza dell’edilizia scolastica. ecc.

  Però ci sono i soldi per finanziare la scuola privata, per salvare il sistema finanziario che sta producendo questa grave crisi economica, per finanziare le guerre, per pagare le auto blu o gli stipendi milionari di politici o dirigenti o per sanare i buchi di bilancio lasciati da chi continua impunemente a lucrare sulla cosa pubblica

E’ ora di cominciare a dire a gran voce che noi la crisi non la vogliamo pagare, che non vogliamo assistere impassibili alle manovre di chi vuole rubare il futuro dei nostri figli e di tutta la società calpestando il diritto allo studio costituzionalmente sancito
Il 5 giugno a Largo Agosta FESTA PROTESTA!
 
 
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Alla RAI il 26 maggio

 Il Comitato genitori-docenti, dell’Istituto Comprensivo Largo Castelseprio, riunitosi in assemblea, ha deciso di organizzare, per mercoledì 26 maggio,alle ore 17.00, un sit-in di protesta davanti alla sede RAI di Saxa Rubra l.go Willy De Luca,E’ auspicabile una adesione da parte di tutte le scuole
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In piazza il 5 giugno

“LA SCUOLA SIAMO NOI”

FESTA  – INCONTRO

                           

SABATO 05 GIUGNO 2010

Ore 17,00 – 21,00

Largo Agosta – Roma – quartiere Prenestino

 

MUSICA

LABORATORI PER BAMBINI     

INTRATTENIMENTO

STAND  GASTRONOMICO

DIBATTITO

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Il tempo pieno tagliato in 68 scuole romane? Un errore dell’Ufficio Scolastico Provinciale

Oggi 20 maggio 2010 si chiudono le “4 Giornate di Roma” con il Presidio-Assemblea a partire dalle ore 17.00 davanti al MIUR. Sono presenti tutte le anime del Coordinamento Permanente delle Scuole di Roma e, visto il numero dei presenti ( circa 500), viene bloccato Viale Trastevere per tutto il tratto antistante al Ministero. Si chiede di essere ricevuti da un rappresentante autorevole del Ministero e il dr. Luciano Chiappetta (Dirigente Generale per il Personale Scolastico) dà la sua disponibilità all’incontro. Una delegazione composta da 11 rappresentanti partecipa all’incontro
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